sabato 4 novembre 2017

Letizia Battaglia "La bellezza (e la fotografia) nonostante tutto"

Pochi giorni fa a Siena, presso il palazzo Patrizi, organizzata dall'Associazione 14Immagine, si è svolta la serata con ospite la fotografa Letizia Battaglia, "La bellezza nonostante tutto".
scuola fotografia siena vanessa rusci
Letizia Battaglia a Siena
Letizia è una grande, storica fotografa di reportage giornalistico, una pietra miliare per tante strade: la fotografia femminile, il fotogiornalismo appunto, l'impegno sociale della fotografia.

Era la prima volta che la vedevo dal vivo: 82 anni, capelli verdi e una libertà incredibile come il suo sorriso.
Letizia Battaglia a Siena presso il Palazzo Patrizi
© Vanessa Rusci  
Ho ascoltato con attenzione le sue frasi dense di vita e di esperienza, anche e soprattutto fotografica. La sua semplicità disarmante, di chi si esprime fuori dalle voci del coro, unita a una forza e una convinzione sulla netta distinzione tra bene e male, sono cosa rare da trovare oggi.
Faccio altro con la fotografia, la "uso" nei miei progetti artistici, ma la sua filosofia è vicinissima alla mia.
Vedere, registrare, essere seri, profondi, fare fotografia.
Ho segnato le frasi che mi colpivano e mi ispiravano una profonda riflessione:
Ho fatto del mio meglio
Parlando del maxi processo allo stato per il grande "vergognoso" patto con la mafia, usa la frase "possiamo imbarazzarci", forse è il momento di imbarazzarci, il momento di affrontare le nostre vergogne, per redimerci e iniziare con una strada nuova, libera dal compromesso " Io sono solo una fotografa, ma con la fotografia ho fatto ciò che ho potuto".
Nessuna velleità di esibirsi come mito o donna arrivata, solo un gran cuore di chi davvero ogni giorno fa, rammaricata per non poter più stare sul campo ma determinata a fare ancora tutto ciò che è nelle sue possibilità per contribuire al miglioramento del mondo.
Le donne parlano d'amore
Alla domanda "Ha avuto problemi essendo donna ai suoi esordi nel fotogiornalismo?" risponde ridendo con occhi da Gianburrasca "Io ho creato molti problemi!" e si, certo, "gli uomini li facevano rimanere, dovevo sgomitare" ma non fa polemica, non sottolinea la discriminazione, le donne come lei, fanno lo stesso, anche senza la concessione di spazi, se li ricavano.
Anche se lo dice, lo sa, alle donne va dato più spazio, loro parlano d'amore "per voi maschietti sono cavolate, voi amate la guerra" provoca dolcemente tra il vero e l'ironico.

La fotografia è una cosa seria
"La fotografia serve per esprimere se stessi... si incontrano dei maestri, è importante averne, è rassicurante, si deve fare riferimento al lavoro degli altri, ma poi si deve arrivare a se stessi. Fotografia non è fotografare solo cose belle ma è fotografare intensamente e con serietà ciò che si vede, ciò che si incontra. La fotografia ha un suo linguaggio, nelle fotografie che fai ci sei tu, ci devi essere tu"
Non critica, non inveisce, cerca dolcemente di spiegare a chi ascolta "non so se tra di voi ci sono dei fotografi" che la fotografia è un percorso serio, profondo, importante, e che per trovare davvero al fotografia si devono smontare tante assurde "cazzate" che si credono oggi su questo mondo.
"C'è chi scrive, chi fa musica, chi fa fotografia".

Complice del soggetto che fotografo
"Sono complice del mio soggetto, m'innamoro, scatto una foto. Divento complice di quei suoi sogni, di quegli occhioni davanti a me, di quella bambina, di quel ragazzo. Sono voce di quell'ingiustizia che sta subendo quell'essere umano... Sono triste per non poter narrare l'attuale tragedia degli immigrati... Un fotografo deve sempre ricordarsi IO SONO, sono io, Giuseppe, Paolo, Maria, e istauro un rapporto con ciò che fotografo"
Attraverso la fotografia il fotografo filtra la realtà racconta se stesso e quel rapporta istaurato con l'altro.
Non una fotografia, dentro pochi centimetri di carta o di video ma una storia, vite che si intersecano per quell'istante.

Dignità degli esseri umani
Letizia Battaglia ha fotografato morti di mafia, boss mafiosi, politici arrestati.
"Ho tremato davanti a loro, mi ha sempre profondamente umiliato fotografare un uomo con le manette, il mio sentimento non è mai di odio, giudizio, condanna, ogni essere umano dovrebbe avere una possibilità di redimersi"

Fotografia Fotografo Percorso
"Le mie prime fotografie non piacevano, le rifiutavano tutti, poi con il tempo la fotografia si storicizza e allora diventa "bella" con un contenuto che ci piace, rappresenta memoria. Che accade quando si fotografa? Tutto ciò che sei, che hai visto, studiato, tutti i quadri, tutto il teatro, tutto il cinema tutto il tuo panorama visivo converge in quello scatto! E poi, a volte quello scatto diventa "memoria", diventa uan grande fotografia.

Analogico Digitale
"Sono tornata all'analogico da 3 mesi, dopo 10 anni di digitale, ma non sopporto chi con spocchia fa storie tra digitale e analogico. Si può fotografare con tutto, è il risultato che conta, conta lo stile, il messaggio, la fotografia finale."

Sulla fotografia creativa
"Possiamo esplorare, possiamo usare la fotografia in tanti modi, non è necessario solo far piangere il mondo. La cosa importante è essere seri, non superficiali, ripeto, essere fotografi o artisti è una cosa seria"

Gli autori?
Mary Ellen Mark
Lisetta Carmi
Franco Pinna
ma anche Kerketz e Man Ray

Cosa mi ha lasciato Letizia Battaglia?
Conferme, conferme di essere sulla strada giusta.
La fotografia serve per esprimersi, si fa con tutto, la maniacale ossessione, spesso maschile, per la "perfezione" che toglie emozione, pathos, che riduce la fotografia a un esercizio matematico, l'incapacità di tanti di vedere davvero, di aprire il cuore e fargli fare fotografia, le "cazzate" che si leggono nei forum di invidiosi frustrati narcisisti dell'immagine che però producono e che hanno distrutto il mondo della fotografia commerciale, l'ignoranza visiva... tutti cavalli di battaglia dei miei corsi di fotografia, dei miei blog, dei post sui social.
Sentirla parlare con convinzione e forza di bene e male, di Falcone e Borsellino, ("erano persone serie, per bene, che facevano solo il loro lavoro per difendere lo stato, noi, noi italiani") di ideali grandi, quelli in cui io credo, sentirmi meno scema, meno inappropriata,uscire di li e sentirmi gridare dentro "La fotografia è una cosa seria"!
 © vanessa rusci
foto e testo
vanessa rusci
Letizia Battaglia a Siena presso il Palazzo Patrizi
© Vanessa Rusci
vanessa rusci
Letizia Battaglia a Siena presso il Palazzo Patrizi
© Vanessa Rusci


A Palermo inaugurerà presto il suo centro di fotografia contemporanea, che aprirà con una mostra di più di 30 fotografi sugli immigrati.






domenica 6 agosto 2017

Perchè mi piace André Kertész

Quando parlo degli autori durante le mie lezioni di solito do pochissime informazioni, non voglio influenzare i miei allievi, anche se ovviamente scelgo nei vari settori della fotografia quelli che mi piacciono, quelli che credo possano stimolarli di più, quelli che conosco, perchè non conosco tutti i fotografi del mondo e quindi in un certo modo contamino la scelta degli autori, ma d'altronde porto me stessa alle lezioni, e credo che se imparassimo il metodo di disintossicarsi dalle opinioni altrui sarebbe bellissimo lasciarsi prima contaminare. E' sempre una questione di consapevolezza.
Credo che il metodo corretto per approcciarsi a un fotografo e capirne davvero la fotografia sia quello di guardar le sue fotografie e poi successivamente conoscerlo sul piano storico e umano.
Chiediamoci sempre: Mi piace davvero? e perchè? Cosa mi succede quando guardo le sue immagini? 
Un esercizio che faccio da sempre, da quando la mia insegnante Maria Rita mi apriva i libri dei fotografi che io non conoscevo assolutamente e mi diceva: guardiamo...
Non mi interessa mai cosa è stato detto, io ascolto le mie reazioni.
Quindi mi piace Kertès?
Una parte del suo lavoro mi entusiasma, un altra parte mi lascia indifferente, alcuni scatti non mi piacciono, comunque lo cerco spesso, riguardo le sue immagini, sul mio piccolo libro, frequentemente, mi leggo cosa si dice di lui, poi cerco di dimenticare. Si bisogna dimenticarsele le cose degli altri appunto per crearne di nostre
Poi però lo riprendo, ho bisogno di allenare i miei occhi proprio come un pianista alena le sue dita, e allora lo riguardo e mi faccio trasportare dentro nel suo sguardo.
Mi piacciono i suoi occhi negli occhi, quando spesso il soggetto lo guarda con imbarazzo o quasi impaurito. Era forse un privilegio essere fotografati negli anni 20, mi trovo a fantasticare su quegli occhi, sulle espressioni delle foto di gruppo: alcuni allegri altri terrorizzati, quell'istante fissato per sempre, così spietato, che ci racconterà per sempre, un sempre così forte nella nostra vita, così relativo nell'eternità.
Le petite chien, Paris, 1928

Chagall et sa famille, Paris, 1953
Mi piace la sua ironia, che leggo nel raccontare alcuni difetti umani, alcuni paradossi, alcune disperazioni, si trovo che sia ironico quando mostra le piccolezze umane, ironico nei titoli che sceglie.
Un Homme du monde, Paris, 1926
Disappearing, New York,1955 

Jour de pluie, Tokyo. 1968

Les curieux, Budapest, 1929

Non mi piacciono certi paesaggi che mi annoiano e che trovo privi di pathos, forse il mio limite è che non amo troppo il paesaggio in generale, ma ne adoro altri soprattutto le inquadrature dall'alto con composizioni superbe che mi hanno influenzato terribilmente, come altri geniali fotografi con un senso della composizione assoluta, mi ha imprintato nel cervello una gabbia di righe e quadretti maledetti, che faccio una fatica boia a dimenticare.
Budafok, Hungary,1919
Coucher de Soleil, Esztergom, Hungary, 1917 

Touraine, 1930

Sieste, Paris, 1927

Jour  de brume, Budapest, 1920
Amo come racconta la società del suo tempo, i suoi dettagli. Istanti selezionati e rubati, altro che certi street photographer dei nostri giorni nelle quali immagini trabocca la noia, avete idea la noia? Quella che vela tante delle fotografie che registriamo?
Amo anche i suoi errori fotografici, si ce ne sono, ce ne sono tantissimi,i mossi e le sfuocature, le sovraesposizioni, i grigi terribilmente impastati, che io non considero assolutamente errori, che per me sono la storia dello scatto, segnalano l'anestesia del cogliere l'attimo, una cosa che invidio, che per la mia lentezza assolutamente non so fare, per cui lo dico solo per punzecchiare i miei amici che vivisezionano le fotografie, quelli che distruggono tutta l'anima del magico istante scatto.
Amoureux, Budapest, 1915

Le Violiniste ambulant, Abony, Hungary, 1917

Mon ami Ernest, Paris, 1931
Charles Maurras a l'Action Francaise, Paris, 1928
E soprattutto amo le sue deformazioni... queste in primis mi hanno attratto verso il suo lavoro, mi hanno spinto a cercare il fotografo André!
Perchè distorgeva? Cosa stava cercando? Cosa voleva raccontare...
Ogni volta che faccio un trittico da Vjset dove le immagini sono aberrate, distorte, penso a lui, alla ricerca di un nuovo lignuaggio, qualcosa che usciva dalla verità, che raccontava qualche altra cosa, un bisogno di confondere il cervello, la percezioni, le nostre sicurezze.
Portrait déformé, Paris, 1927

Distortion 40, Paris, 1933
Trovo in quegli scatti l'intuizione del futuro, la consapevolezza della menzogna della fotografia e di ciò che sarebbe poi accaduto: corpi modificati e idealizzati.

E adesso andate a cercare Andrè nelle librerie, nei blog, nelle recenzioni di testate fotografiche, andate e guardatelo e fatevi la VOSTRA idea.
Senza un vero senso critico non si può imparare a fare fotografia, senza una propria idea di cosa sia la fotografia e di quale sia il nostro gusto, il nostro stile, dipenderemo sempre dal giudizio degli altri e sarà molto difficile tirar fuori la propria
Fotografia.

Una dettaglio biografico del tutto inutile: Andrè compra la sua prima Leica nel 1928 all'età di 34 anni, in quello stesso anno nasceva mia nonna.

Alla prossima


André Kertész (Budapest2 luglio 1894 – New York28 settembre 1985) è stato un fotografoungherese. Ha però svolto la mFoogaggior parte della propria carriera artistica negli Stati Uniti d'America.
Photographers Robert Doisneau (left) and André Kertész in 1975 a.jpg

André Kertész (a destra) con Robert Doisneau ad Arles nel 1975
Tra i maggiori fotografi del XX secolo, per il suo lavoro ricevette notevoli riconoscimenti e fu di ispirazione per importanti artisti e fotografi suoi contemporanei. Dimostrò come qualsiasi aspetto del mondo, dal più banale al più importante, meriti di essere fotografato. Di carattere introverso, guidato principalmente dall'intuito, la sua opera è difficilmente classificabile. Nonostante la strada sia stata il soggetto principale e più stimolante delle sue fotografie, non era interessato alla cronaca o agli importanti eventi mondani, quanto alla possibilità di mostrare attraverso i grafismi delle moderne metropoli la felicità silenziosa di un istante.
« Tutto quello che abbiamo fatto, Kertész l'ha fatto prima. »
(Henri Cartier-Bresson)
"Fotografo il quotidiano della vita, quello che poteva sembrar banale prima di avergli donato nuova vita, grazie ad uno sguardo nuovo. Amo scattare quel che merita di essere fotografato, il mondo quindi, anche nei suoi squarci di umile monotonia. Sono nato chiuso, ma un chiuso aperto alla strada, ed ho cercato la felicità nel silenzio di un istante. Batteva intanto il cuore al tempo di un click. Ho cercato gli occhi innocenti, di cui ogni sguardo sembra il primo, le menzogne dietro la superbia ed i sorrisi fatui, fantasmi seduti al sole su delle vecchie sedie. Senza trucchi ho cercato di vedere, ho cercato di capire. Ho cercato di vedere, e quando ho capito, ho lasciato gli occhiali su un tavolo insieme alla pipa". (M.Thompson Nati, Around, 2015. Around André Kertész).
Da Wikipedia

martedì 24 gennaio 2017

Approccio alla fotografia attraverso i 5 sensi - oltre il pregiudizio visivo.

Da anni, circa 14, raccolgo idee, pensieri, appunti, esperienze, sul l'applicazione del mio metodo "sensoriale", in fotografia. 
E tutto questo materiale sta per diventare un libro.
Mentre correggo la bozza,  pubblicherò alcuni estratti... così per condividerlo con voi.

"Ognuno di noi vede ciò che vuole vedere e solo ciò che riesce a decodificare. 

Uscire dagli schemi e vedere la realtà, cogliere quei dettagli che sono coperti dalle nostre convinzioni richiede concentrazione, sforzo e allenamento.
 
Spesso le aspettative giocano un brutto scherzo.
Le convinzioni.
L'orgoglio.
In fotografia si devono bypassare.
Forse lo si dovrebbe fare nella vita.
"
Copyright Vanessa Rusci 
Approccio alla fotografia attraverso i 5 sensi - oltre il pregiudizio visivo.

Vanessa Rusci

Natural Power - Ph Vanessa Rusci

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