sabato 6 aprile 2024

La morte della fotografia... o la rinascita grazie alle intelligenze artificiali?

 

Al convegno a Milano di Marzo, Ai ad interim, organizzato da Angelo Cucchetto e Sonia Pampuri, dove hanno partecipato personaggi importanti del panorama della comunicazione, dell'arte, delle neuroscienze, della moda e della fotografia italiana, durante una talk, ho riassunto un mio complesso ragionamento sullo stato della fotografia con: "La fotografia è morta!". 

Parlava più l'inconscio che la mente e in un moto misto tra provocazione e rivincita è uscita questa frase che fino ad oggi mi ha gironzolato tra i pensieri.

La morte della fotografia.

È sicuramente avvenuta molto tempo fa. 

Tant'è che Fontucuberta cominciò a parlare di Post-fotografia.

Morta perché diventata di massa? Perché poco colta? Perché vittima di logiche commerciali di un mondo iper capitalistico e consumistico? Morta per la nostalgia dei puristi? Morta per non essere mai stata davvero capita? 

Si e no, morta soprattutto per la mancanza di rispetto, quella povera Fotografia che ha faticato ad essere definita Arte, nonostante Man Ray, per citare uno dei mille che comprese subito la potenzialità di quella pratica fatta di alchimia e scienza. 

Morta insieme a tanta cultura, sacrificata all'ego, all'ignoranza, al narcisismo (spesso usato a sproposito da chi è rimasto naufrago nelle isole del "Fu"), a volte all'ingenuità di chi, schiavo di una vita misera nei meccanismi del mondo pollaio, cerca nella "facilità" del mezzo una via di riscatto: notorietà e fama... e mi fermo, per non scivolare nelle mie solite polemiche sulla stupidità della razza umana, riportando invece la frase con la quale concludo i miei corsi: la Fotografia è una cosa seria. 

E bisognerebbe ricordarselo.

Quindi le intelligenze artificiali non c'entrano. No. Non l'hanno uccisa loro, non la uccideranno.

E aggiungo che forse c'entra anche la fine di un era e di un sistema economico che stiamo vivendo, che si porta via illusioni e certezze che ci facevano credere di essere immortali e avere risorse infinite.

La resistenza

Ci sono stati dei sopravvissuti, a volte celebri, a volte meno noti alla massa o addirittura sconosciuti, mi si conceda l'uso di questi termini.

Penso a Lisetta Carmi, a un indispensabile Carlo Garzia, ai preziosi Sandro Iovine, Simona Ghizzoni, Sara Munari, Antonio Biasucci, Efrem Raimondi, Lorenzo Massi Cicconi e mi fermo perché la lista è davvero lunghissima. FOTOGRAF* prima di tutto.

Sopravvissuti perché hanno stoicamente continuato e continuano a fare arte e diffondere cultura. 

Questo ha permesso a un certo tipo di fotografia di sopravvivere e di contaminare chi ha avuto la fortuna di incontarli. 

La defunta.

Una parte della fotografia è defunta. Più volte nel tempo.

La fotografia commerciale, quella da stock, quella di still life, quella dei cataloghi cartacei ed online, ma anche quella dei grandi reportage.

Lo era da un po, pensate alle bottiglie di vino: usavamo tutti la stessa foto di bottiglia e i tempi di quelle "idee" per dare un tocco personale erano già scomparsi, causa avidità, causa crisi economica, causa ignoranza.

Morirà anche quella di moda? Forse sì... per motivi di praticità e sempre economici.

E cosa sarà del Reportage? Dei matrimoni? Delle foto ricordo?

Il superstite

Quello che non morirà mai, nonostante i gravi virus e gli incidenti è il/la fotograf*.

Chi è colu*? La mia definizione è che il/la fotograf* è colu* che ha un programma nel cervello per vedere, interpretare, immaginare il mondo. E lo fa costantemente, sia che lavori, che passeggi, che sia in vacanza o in guerra, innamorato o incavolato: il fotografo vede e pensa per immagini.

Lontano dalle logiche misere del successo e del guadagno, non che le disdegni per carità, il fotografo ha una esigenza: raccontare, raccontarsi e farlo con le immagini.

Le scuole e tutti i corsi-corsetti-corsettini, con nomi declinati più o meno in inglese, forse dovrebbero parlare di questo. Piccolo inciso: la terribile abitutidine di dare temi comuni per progettini che poi si vogliono far diventare progettoni, invece che semplici esercizi, contribuiscono costantemente a uccidere la Fotografia, creando zombi-fotografi. Meditate gente, meditate e chiuso inciso.

Il fotografo quindi non è a rischio se segue il suo "codice dell'anima" per dirlo alla Hilmann, non muore questa professione se chi è fotografo decide di "usare" la fotografia per mostrare il proprio talento, la propria unicità, la propria vitale, energica, originale, immaginazione.


La nuova era: rinascere grazie alle AI?

Ci vorrebbe un incipit di nozioni di comunicazione e marketing per introdurre meglio la mia prossima "pensata". Spiegare concetti come Target e segmenti di mercato, per uscire dall'idea farlocca che la Fotografia sia un UNICUM marmoreo e assoluto. Lo risparmio dichiarando che per me la Fotografia è un mondo vasto ed eterogeneo dove ancora tutto può accadere.

In questo mese riflettevo sul fatto se avessimo ancora bisogno di immagini e di fotografi, se bastasse la sola immaginazione per creare immagini. Alternavo le risposte tra NO e Sì assoluti cadendo poi in un mare di combinazioni che potrebbero far impazzire anche una mente avvezza all'elucubrazione (o se preferite  alla PIPPA) come la mia.

Poi l'altro giorno camminando su una strada di sampietrini bagnati dalla luce e scintillanti di post-temporale ho avuto l'esigenza di fermarmi a guardare: quella magia di luce mi ammaliava, mi tratteneva, accendeva emozioni vitali, mi spingeva a scattare una foto, volevo bloccare quell'istante, farlo mio, testimoniarlo. Ed ecco che mi riscoprivo fotografa, tornavo al vecchio moto d'anima e cuore che mi muove da più di 35 anni: vedere, interpretare, immaginare il mondo.

L'atto di scattare una fotografia è totalmente differente dal generarla.

Anche quando è in studio, quando è su layout, quando è ritratto, reportage, contiene quell'errore di cui parla Clément Chéroux, ne lodato ne elogiato, che forse è caso, sincronicità, sensibilità, empatia, consapevolezza, impulsività.

Se come dice Michele Smargiassi la Sintografia è parente prossima della fotografia, l'atto fotografico è qualcosa di invece molto diverso dalla generazione di immagine.

Sicuramente ha anch'esso delle similitudini con la sua attuale antagonista ma finiscono nel rapporto con il reale. 

Ecco la fotografia generata è un sogno, una sublimazione, figlia di un mondo solo immaginario.

Lo scatto fotografico ha sempre a che fare con il reale e la luce, quella che vibra, che ci mostra il mondo. Un reale parziale, interpretato, filtrato da chi scatta, un reale d'autore se chi scatta è un/a Fotograf*.

Ed ecco quindi che accadrà che la generazione di immagini, le temute AI, farà rinascere la Fotografia, non forse a livello commerciale, ma questo dipenderà dalla bravura degli uomini di marketing delle varie case produttrici di telefoni e macchine, perché per quanto l'essere umano ami fuggire dalla realtà non può farne a meno. Lo dice anche una legge del marketing: l'essere umano si annoia di ciò che è solo sogno, il suo corpo e la sua mente hanno bisogno di esperienze reali, e per ora state tranquilli nessuna intelligenza artificiale riesce a emulare perfettamente la realtà e se dovesse farlo in futuro arriverà sicuramente il nostro Neo a salvarci. 

Intelligenza artificiale: solo un tool che ci mostra le nostre falle e le nostre debolezze

Con questa ennesima mia dichiarazione d'amore alla fotografia c'è rischio che si possa intendere che io sia contro le AI, in realtà io le adoro. 

Le considero un nuovo tool, uno strumento per creativi e artisti, fotografi, e per tutti i lavoratori in generale, che ci dà la possibilità di svolgere meglio e più velocemente il nostro lavoro. 

Per il tema copyright lascio a chi sta scrivendo le norme, personalmente riconfermo che per me è solo una questione di ignoranza e avidità.

Per tutti gli altri complessi temi e ambiti mi astengo qui dal proseguire ma concludo che i limiti, i difetti, sono umani e non degli algoritmi.


Questa foto è una mia fotografia digitale

La danza del Sufi

scattata nei primi anni del 2000 della mia serie Flowers and Poetry



Queste sono immagini del 2023 realizzate con Midjourney, con promt vari per cercare di fare qualcosa di simile.









Queste invece sono immagini di oggi realizzate con Stable Diffusion e FireFly, con testo e testo immagine.






Traete voi le conclusioni sulle differenze.

Per me l'esperienza è assolutamente differente...  E comunque per realizzare una idea con un promt ci vuole molto tempo e non c'è il controllo di ogni elemento... almeno per ora.

Buona serata!







domenica 27 agosto 2023

Lotta Antonsson: Arte Postmoderna e Sfide di Genere nella Fotografia

 


Benvenuti agli appassionati di fotografia e di arte contemporanea! Oggi ci addentreremo nell'universo creativo di Lotta Antonsson (*1963), un'artista svedese di spicco il cui stile è stato profondamente influenzato dalla teoria postmoderna. In questo viaggio, scopriremo il suo approccio unico alla rappresentazione delle giovani donne e le questioni di potere e genere che emergono dalle sue opere. Accompagnateci alla scoperta dell'arte di Antonsson!



Geen Eyes

Lotta Antonsson si pone al centro della scena artistica degli anni '90, un periodo di cambiamenti culturali e sperimentazioni. Attraverso l'ispirazione tratta dalla teoria postmoderna e dal panorama artistico contemporaneo,  Antonsson ha messo in primo piano la vulnerabilità delle giovani donne. Questo ha suscitato dibattiti e ha sollevato interrogativi sulle dinamiche di potere e genere nella società. Durante il suo percorso formativo presso l'Accademia d'Arte di Stoccolma, ha messo in discussione l'oggettificazione delle donne, adoperando ironia e distacco per gettare nuova luce sullo sguardo maschile egemonico.

L'approccio artistico di Antonsson ci introduce all'effervescenza culturale degli anni '60 e '70, mescolando elementi documentari e di finzione in un unico stile. Questa fusione offre uno sguardo vibrante sulle rivoluzioni sociali e sessuali dell'epoca. Attraverso tecniche di collage e montaggio, emerge un'interpretazione unica della fugacità delle esperienze umane. Antonsson esplora i limiti della fotografia sperimentando con materiali diversi, fondendo fotografie d'epoca di moda ed erotismo con oggetti naturali come pietre, coralli e conchiglie. Attraverso tagli e ripetizioni analogiche, vengono esplorate le potenzialità allegoriche delle immagini, offrendo uno sguardo rinnovato sulla rappresentazione di genere nell'arte.


L'opera di Antonsson abbraccia collage e installazioni che cercano un dialogo formale e psicologico con la storia di genere. Questi elementi si fondono in uno spazio contestuale, creando connessioni associate tra fotografie e oggetti. Questo invita a esplorare le complessità della rappresentazione di genere e a rivelare strati più profondi del tessuto sociale.




E ora, cari lettori, giungiamo alla conclusione. "Foto Fresche" è il mio saluto! in questa calda estate.



Se siete alla ricerca di corsi di fotografia, sia individuali che di gruppo, candidatevi ai miei corsi.
Seleziono i partecipanti.
Scrivetemi a info@vanessarusci.com per ulteriori informazioni. Ricordatevi di inviare un portfolio di 20 immagini e una breve presentazione che includa età e motivazione per il corso.
Usate esclusivamente WeTransfer per l'invio. Altri invii saranno cestinati.

Non ho trovato il suo sito, se lo trovate segnalatemelo!
Questa è una galleria dove potete trovare un po di immagini del suo lavoro

sabato 26 agosto 2023

Esplorando l'Arte Contemporanea di Anna Hamilton: Connubio tra Materialità e Creatività



Benvenuti, appassionati del mondo artistico e della formazione fotografica! Oggi vi accompagniamo alla scoperta dell'affascinante universo artistico di Anna Hamilton, un nome di spicco nell'arte contemporanea, il cui lavoro ha trovato eco a livello globale grazie alla sua sensibilità al contesto. Siete pronti per un viaggio all'insegna della visione artistica e dell'apprendimento? Allacciate le cinture, perché si parte!

Anna Hamilton è molto più di un'artista visiva: è una vera e propria visionaria. Il suo approccio unico si basa sull'integrazione di materiali comuni all'interno di spazi e storie specifiche, dando vita a esperienze coinvolgenti e di grande impatto. Non ci credete? Immaginatevi immersi in installazioni effimere, intraprendendo un dialogo poetico con l'architettura e la storia sociale circostante. Che si tratti di un maestoso grattacielo o di una superficie così piccola da poterla sfiorare con un dito, Anna Hamilton accoglie la sfida di esplorare nuove prospettive espressive.

L'arte di Hamilton va oltre la tela e il pennello. La sua attenzione al potere dei suoni e alla formazione delle parole attraverso i gesti manuali aggiunge uno strato tattile e metaforico alle sue installazioni. In un'epoca in cui la tecnologia sembra separarci, Hamilton ci invita a riflettere sul nostro ruolo di individui nel contesto globale. Come possiamo ristabilire un contatto autentico con la nostra essenza fisica e con la conoscenza incarnata? Queste domande costituiscono il nucleo delle opere di Hamilton, che esplorano il confine tra la materialità e la fluidità della comunicazione.

Diamo ora uno sguardo al passato. Nata a Lima, Ohio, nel 1956, Hamilton ha coltivato la sua passione attraverso un percorso formativo che l'ha vista ottenere un BFA in design tessile presso l'Università del Kansas e un MFA in scultura presso la rinomata Yale School of Art. Il suo cammino è stato una fusione di creatività e istruzione, con esperienze di insegnamento presso la Università della California a Santa Barbara e, attualmente, presso la Ohio State University. Il suo contributo è riconosciuto a livello accademico, e ricopre la posizione di professoressa universitaria eminente nel Dipartimento di Arte.

In chiusura, Anna Hamilton ci sfida a riconsiderare il nostro rapporto con l'arte e con l'ambiente circostante. Le sue installazioni non si limitano a essere semplici opere d'arte, ma veri e propri viaggi che ci spingono a esplorare il nostro ruolo nel mondo moderno. Attraverso il linguaggio del tatto, del suono e del movimento, Hamilton ci ricorda l'importanza di vivere nel presente e di abbracciare la nostra connessione con il mondo fisico.

Concludiamo qui, cari lettori, lasciandovi con questa visione affascinante dell'arte di Anna Hamilton. Continuate a esplorare, interrogarvi e scoprire nuove dimensioni visive e concettuali. L'arte contemporanea è un terreno fertile in cui l'innovazione non ha confini, e Anna Hamilton è sicuramente una guida straordinaria in questo emozionante viaggio. Buona esplorazione nel mondo artistico e formativo della fotografia!

Qui il sito dell'artista:

Cose Fresche 
Vanessa 


SU
info@vanessarusci.com
S
occorre inviare un portfolio di 20 immagini, una breve presentazione con scritta età e il motivo del perchè si vuole fare un corso con me
usare SOLO We Transfer, non saranno accettati altri metodi.

Oggetto
Selezioni corsi di fotografia Vanessa Rusci












mercoledì 19 aprile 2023

Immagine generata, fotografia digitale e fotografia analogica

 Immagine generata, fotografia digitale e fotografia analogica

Sulle ultime due le differenze le conosciamo oramai molto bene.

Le riassumo velocemente:

Nella fotografia analogica la luce crea una reazione chimica prima sul negativo poi sull carta, l'intervento dell'uomo avviene tramite la scelta dei tempi di scatto, delle ottiche, delle sensibilità delle pellicole, dei chimici di sviluppo e delle carte di stampa.

Nella fotografia digitale la luce viene registrata da una sensore, rielaborata  da un programma, stampata da una macchina che usa inchiostri e carte di differente qualità e grammatura, archiviata su un supporto fisico.

Non me ne vogliate per l'estrema sintesi.

Cosa è invece l'immagine generata con un algoritmo, con la famosa intelligenza artificiale?

È una immagine che viene generata da un algoritmo attingendo a enormi database di immagini, che utilizza un Prompt scritto da essere umano. 

Al risultato, a seconda degli algoritmi usati dal programma scelto per la generazione,  è possibile apportare variazioni.

Nessuna magia, nessun imbroglio.

Perché quindi paragonarlo alle fotografie? Giustamente perché usa le fotografie di un database ma in realtà è una immagine. E' qualcosa di completamente differente, come la pittura iper realistica.

Ecco alcune prove fatte con l'algoritmo di generazione immagini

a red flower floating on a white surface, in the style of kodak ektar 100, art nouveau curves, flickr, organic texture, grotesque beauty, associated press photo, balinese art, vanessa rusci, sufi dancer




only red rose petal on a white surface, in the style of dark red, photo taken with ektachrome, stockphoto, grotesque beauty, organic form, vibrant, lively, exotic , position similar to Sufi dancer



a single red flower lying on top of a surface, in the style of kodak ektar 100, art nouveau curves, flickr, thick texture, vanessa rusci, sufi dancer


a single red flower lying on top of a surface, in the style of kodak ektar 100, art nouveau curves, , flickr, thick texture, vanessa rusci, sufi dancer



a petal on a white surface, in the style of dark red, photo taken with ektachrome, stockphoto, grotesque beauty, organic form, vibrant, lively, exotic



Questa è la fotografia digitale scattata con reflex, rielaborata con photoshop e che poi è stampata digitalmente. 
The Sufi Dance Vanessa Rusci
Tutti i diritti riservati
Fotografia analogica





Da qui si parte

I processi sono completamente differenti.

Tu quale scegli?

La fotografia o la generazione?

Buona riflessione

Si discuterà di copyright e di tanto altro... quello si, lo farò in un'altro post.

Forse.

Nei prompt trovate anche alcuni nomi dei grandi database nei quali avete condiviso tante delle vostre foto... 





mercoledì 22 settembre 2021

La mia fotografia al Louvre con See.me

 #pilloledivaru

Esiste un mondo in cui la fotografia viene contaminata, usata, a volte maltrattata, a volte deizzata, è il mondo dell'arte contemporanea. In quel mondo in questi anni, a partire dalla preistorica net art, è accaduto e sta accadendo di tutto.
E' davvero difficile mettere confini, classificare, la fotografia è un media e viene usato come tale dagli artisti per esprimersi.
Non è fotogiornalismo, non è fotografia commerciale, non è fotografia matrimoniale, ne tutte le classificazioni che possono venirvi in mente. E' arte, arte che usa il media della fotografia.
E quel mondo grazie alle nuove tecnologie sta subendo incredibili trasformazioni, dalle mostre virtuali, alla creazione di collettivi mondiali che ricercano nel campo del linguaggio fotografico, fino ai recenti NFT (Non-fungible token) della Crypto Art e molto altro.
Per il mio spirito di ricerca e la mia curiosità ho partecipato a molte iniziative che sfidano il vecchio mondo dell'arte, dalla mostra temporanea con immagini realizzate dalla APP Stories di Instagram a Berlino a questa bellissima esperienza al Louvre (non il Pompidou) che aprì le sale a questo esperimento collettivo con opere "file" da tutto il mondo...
Siate curiosi...

Quella volta che esposi al Louvre...
Era il 2015 "solo" 6 anni fa... secoli se guardiamo cosa è successo nel mondo online.
Sempre loro i "veggenti" di Seeme e l'esposizione al Louvre di Parigi. Due bellissimi libri e un grande concorso mondiale.
Non ho vinto ma ho esposto nelle sale del Louvre,
Le immagini venivano mostrate su tanti video a led.
Ve lo immaginate cosa sarebbe stato portare tutte le opere li?
E invece è stato portarci l'arte.
Un'altra pietra miliare della storia dell'arte e del suo cambiamento ai tempi della fibra veloce.
Trovo il gruppo Seeme trai più innovativi al mondo.
L'anno scorso ha sperimentato la mostra virtuale con interscambio tra utenti, graficamente bruttarella ma sicuramente funzionale, e fu in assoluto il primo a venderne i biglietti.
Le idee sono nell'aria ma poi c'è sempre qualcuno che agisce per primo...
Thanks Seeme per questa ennesima bella esperienza.
(era una mostra di arte contemporanea, partecipavo a queste selezioni non per gloria ma per essere all'interno di queste nuove sperimentazioni, l'arte online, collettivi online, luoghi ufficiali che si contaminavano con operazioni di streaming e l'arte emergente.)











venerdì 26 febbraio 2021

Indagini sinestetice e sensioriali

 Progetto Luoghi: indagini sinestetiche e sensoriali.

Il mio lavoro di fotografa si muove in molti ambiti, l'arte, il commerciale, la didattica, la ricerca.
Anni fa peroer quanto riguarda la didattica e la ricerca ideai questo format, un modo di creare progetti su luoghi in maniera un po diversa, non tanto per la realizzare le fotografie quanto per il modo di vivere il luogo, vederlo, ascoltarlo.
Mossa soprattutto dal voler combattere la superficialità che si vede spesso nella iper produzione fotografica quanto dal voler insegnare a veder fuori da quello che battezzai "Pregiudizio visivo".
Nel 2003 iniziava la mia avventura nel mondo dell'insegnamento nella mia scuola, una scuola che approcciava la fotografia attraverso i 5 sensi, nel senese, questo a seguito della mia frequentazione dell'Università dell'immagine di Milano voluta da Fabrizio Ferri, dagli insegnamenti di quella scuola ho creato il mio metodo. Un percorso che dura tre anni e che permette agli allievi di studiare la fotografia passando a che dal sensoriale.
In quegli anni eseguivo le mie Indagini sensoriali nei paesi dove mi spostavo per lavoro: Belgio, Inghilterra, Francia ma anche in Italia, nelle grande città. e creai un format apposito per i luoghi, per i reportage anche aziendali.
Questo format è stato portato anche come workshop all'istituto europeo di Roma e vedrà nuovi appuntamenti nei prossimi anni, in Italia, in Svizzera, in Inghilterra e spero di tornare anche in Belgio.
Sto preparando anche delle serate dove racconterò i miei lavori e questo progetto.
Intanto pubblicherò un po di foto e un po di aneddoti sui lavori realizzati.
Qui siamo alla Abbazia di Notre Dame d'Orval, in Belgio, nel Lussenburgo. All'epoca visitavo per il Belgio per raccontare i birrifici artigianali e questo rendeva ottimale lavorare con la tensorialità per uscire da tanti stereotipi, per concentrarsi su che davvero serviva al progetto.
"La sensorialità non fa realizzare immagini "aliene", rumorose e profumate, la sensorialità insegna la percezione, come vediamo, come viviamo i luoghi quanto il nostro background influenzi le Immagine che creiamo, come possiamo liberarci di cattive abitudine fotografiche, come possiamo conoscere e sviluppare il nostor stile"
Da "Sensorialità e fotografia" il mio libro in fase di conclusione
Tutti i diritti riservati.




giovedì 23 luglio 2020

Sovrapposizioni. Nuovo progetto fotografico

La fotografia un viaggio infinito, senza nessuna metà se non quella di inoltrarmi in questa disciplina che continuamente mi spiazza, mi mette alla prova, mi provoca, mi attrae e mi affascina come niente su questa terra.
Sto preparando le immagini per il mio progetto che invierò in California per Apero, uno di quei nuovi format, che amo tanto perchè ricercano nelle fucine del mondo attraverso i Social, tanto odiati dai canali classici, ma che a me hanno sempre dato linfa vitale per continuare a crescere.
Il progetto si chiama
"Sovrapposizioni
(Sovrappongo continuamente)." Ci lavoro da due anni, con stop, ripensamenti, entusiasmi e voli pindarici.
Vere e proprie sovrapposizioni di immagini, due foto, una che copre gran parte di un'altra.
Non una banale provocazione.

C'è una immagine che non vedrete e una che blocca la visione dell'altra.

Il Covid ha indubbiamente influenzato il mio modo di vedere, quell'isolamento, quegli scenari vuoti, hanno innescato una reazione a catena che ha moltiplicato la mia necessità di risposte sulle domande che mi faccio da sempre sulla visione, la percezione, la fotografia.
Non ho risposte, solo tante, tante domande.
Immagini, sovrapposizioni, mutamenti.
Le fotografie sono state scattate a Linosa, nel lontano 2012.
Un materiale mai editato, mai selezionato, se non per quelle immagini che erano state il mio lavoro dell'epoca.

Il resto a voi...

Buona visione, buona riflessione.
Sovrapposizione -
Linosa, Pleistocene.
Ossidazione e Magma.

(Sovrappongo continuamente).
VaRu
Vanessa Rusci
Tutti i diritti riservati

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